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Lettera alla Parrocchia per la Festa Patronale 2015

Festa Patronale 2015

Carissimi fratelli,
siamo giunti alla nostra festa patronale, tappa del nostro cammino che ci porta a raccogliere i frutti di questo anno pastorale intenso per tutti.
Papa Francesco ci ha regalato il Giubileo Straordinario della Misericordia, che sarà celebrato in tutte le chiese del mondo dal prossimo 8 dicembre al 20 novembre 2016. «Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth» (n. 1). Queste parole tracciano le coordinate per ogni cristiano per vivere la propria fede con riconoscenza e impegno: a noi spetta viverla e testimoniarla perché anche altri possano farlo. La fede non nasce per caso ma dal contatto con l’amore di Dio attraverso la mediazione di chi, come noi, lo ha incontrato. «Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato» (n. 2).
E ancora il Papa ci dice: «La missione che Gesù ha ricevuto dal Padre è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino nella sua pienezza. « Dio è amore » (1 Gv 4,8.16), afferma per la prima e unica volta in tutta la Sacra Scrittura l’evangelista Giovanni. Questo amore è ormai reso visibile e tangibile in tutta la vita di Gesù. La sua persona non è altro che amore, un amore che si dona gratuitamente.
Le sue relazioni con le persone che lo accostano manifestano qualcosa di unico e di irripetibile. I segni che compie, soprattutto nei confronti dei peccatori, delle persone povere, escluse, malate e sofferenti, sono all’insegna della misericordia. Tutto in Lui parla di misericordia. Nulla in Lui è privo di compassione» (n. 8).
Da ciò tracciamo la strada per dare valore e significato alla nostra festa: si fa festa perché amati da Dio e per dare ai nostri fratelli, anche quelli che non ci vogliono bene, l’opportunità di conoscerlo e di accoglierlo. Pensiamo a quanto vissuto in questo anno, agli eventi che ci sono stati, soprattutto il ritorno di don Luigi alla casa del Padre: tutto ci invita a non smarrire il volto di Gesù. Il seme della Parola gettato nei nostri cuori ora deve portare frutto, perché dai nostri frutti nascano altri semi da donare a chi oggi desidera Dio. Le modalità di questo nostro impegno e del nostro servizio devono assomigliare a quelle di Gesù, che “passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10,38).
Dal prossimo Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Firenze in novembre, prendiamo gli atteggiamenti e le modalità giuste per questo nostro servizio. Il primo atteggiamento importante è uscire, per andare incontro ai fratelli: ricordiamo che ogni volta che partecipiamo alla Santa Messa, nel ricevere la benedizione finale, riceviamo il mandato di portare a chi incontriamo il Gesù che abbiamo accolto nella nostra vita. Non possiamo rimanere chiusi in noi stessi. Il secondo è annunciare che Gesù è il Salvatore dell’uomo, perché ha tanto amato ognuno di noi fino a donare la sua vita. Il terzo atteggiamento è abitare, ossia entrare nelle realtà esistenziali del nostro tempo e del nostro territorio e lì stare, affinché Dio prenda dimora e si manifesti. Pensiamo soprattutto a dove c’è bisogno di umanità e di valori, dove c’è bisogno di sostegno e di conforto, dove regna il dolore e la disperazione, accompagnando con la partecipazione e il nostro contributo personale e materiale le attività caritative della comunità. Ancora ci viene proposto l’impegno di educare, come servizio concreto alla persona nella sua totalità. È l’atteggiamento di servizio più importante e oggi necessario, affinché i nostri figli possano crescere e scoprire il progetto di amore di Dio sulla loro persona e così realizzarsi. È l’impegno che più dobbiamo avere a cuore, sostenendo chi già lo fa, come i nostri catechisti e i capi scout, e offrendoci senza riserve e senza paure. Ultimo è il trasfigurare, ossia far splendere sul nostro volto la bellezza dell’incontro con Dio attraverso le celebrazioni liturgiche.
Carissimi, vorremmo allora che in questa circostanza della nostra festa patronale davvero ci sia tra noi tutto questo: è Gesù che ce lo chiede e ci permette di farlo. «L’architrave che sorregge la vita della Chiesa è la misericordia. Tutto della sua azione pastorale dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza con cui si indirizza ai credenti; nulla del suo annuncio e della sua testimonianza verso il mondo può essere privo di misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’amore misericordioso e compassionevole. La Chiesa “vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia”» (n. 10).
Non resta allora che aprire le nostre braccia e accoglierci a vicenda.
Con affetto,
                                                                         Don Fabio e Don Giovanni

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